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 Le Terre del Gentile > Fabriano e la valle del Giano > La città e la sua architettura

La Piazza del Comune o Piazza AltaNel corso del XIII secolo, complice anche la floridezza economica diffusa a Fabriano grazie al commercio della carta, si svilupparono nel nucleo storico della cittadina cantieri architettonici e pittorici di fondamentale importanza.   
Loggiato di S. Francesco
E’ la ricostruzione di un portico del ‘400, iniziato da Nicolò V, che si estendeva e si addossava lungo la Chiesa di San Francesco. L’attuale forma con le19 logge fu realizzata alla fine delXVII secolo; successivamente fu congiunto al palazzo comunale.Nel loggiato affiorano i resti del portale appartenente alla chiesa demolita del Poverello d’Assisi, sorta tra il 1291 e il 1398, e un affresco del XIV secolo. Sull’altro lato si snoda il lunghissimo loggiato di San Francesco del’600; la teoria delle sue 19 arcate alte sulla piazza scoscesa, conferisce ad essa un movimento che sottolinea il suo convergere. L ’impianto medioevale, nonostante sia carente di unità stilistica e di spettacolarità , suscita un estremo interesse per gli effetti prospettici.
Oratorio della Carità
Situato di fronte alla facciata dell’ex chiesa di San Francesco, fu iniziato nel 1587, ed è sede della Confraternita della Carità. Di forma rettangolare, con soffitto a capriate, al suo interno vengono conservati quattordici riquadri alternati da paraste e decorati con stucco e dorature. Essi raffigurano affreschi di Filippo Bellini, con soggetti tratti dalla Bibbia e dal Vangelo, incentrati sulle sette “Opere della Misericordia”, un tema assai diffuso durante la Controriforma. L’iconografia fu gestita da Padre Gesualdo, il Generale dei Minori Conventuali.
Palazzo del Podestà
Monumento di forte suggestione, è definito uno dei più alti esempi di stile gotico nelle Marche. Lo splendido edificio pubblico ha una sua peculiarità tipologica “a ponte”, in ricordo della colmata dell’antico fiume cittadino, che scorreva sotto di esso, e dell’unificazione dei quattro quartieri cittadini. Eretto nel 1255, interamente in pietra bianca di Vallemontagnana, modificato più volte, e costituito di tre corpi di fabbrica dei quali, quello centrale, presenta il caratteristico voltone ogivale di sottopasso della strada e le eleganti trifore. Al di sotto dell’arcone restano interessanti affreschi ( sec.XIII-XIV ) che rappresentano scene di guerrieri in battaglia e una enigmatica ruota della fortuna mossa da una figura femminile. Oggi il palazzo è sede della Pretura Mandamentale. Lungo il suo ampio corridoio è allestita una galleria d’arte permanente, che raccoglie la riproduzione fotografica, in grandezza naturale, di tutte le opere del Gentile.
Fontana Sturinalto
Nella Piazza Centrale ( Platea Magna), centro politico e civile della città fin dalle sue origine, è possibile ammirare la Fontana Sturinalto, un vero gioiello incastonato in una degna cornice, a base ottagonale costruito in tre bacini digradanti, uno dei quali, il superiore, è di bronzo di Corinto. Risale, nella forma attuale, al secolo XIII. La fontana fu commissionata a Jacopo di Grondalo nel 1285, che prese lo spunto dall’architetto che aveva progettato la fontana maggiore di Perugina, costruita dai fratelli Nicola e Giovanni Pisano (1277/78) sotto la direzione del monaco silvestrino Fra’ Bevignate. Non a caso la fontana fabrianese, cosiddetta “Sturinalto”, è una copia di minori dimensioni ma di grande eleganza, della straordinaria fontana umbra.
Palazzo del Comune
Già sede della signoria dei Chiavelli, affonda le radici nel secolo XIV. Le uniche tracce della primitiva struttura, sono visibili nel piano terra degli ex uffici della polizia urbana. Prima del sisma, nella sala consiliare si poteva ammirare una bella copia dell’Adorazione dei Magi di Gentile da Fabriano, eseguita da Umberto Giugni. Questo palazzo conserva l’androne voltato a crociera nel XIV secolo e, nel cortile, il lapidarium con epigrafi e cippi provenienti dai municipi romani di Attidium (Attiggio), Tuficum (Borgo Tifico), Sentinum (Sassoferrato).
Palazzo Vescovile
Antica residenza dei Priori della città,fu distrutto dal crollo della torre e successivamente ricostruito, determinando il trasferimento della sede della Magistratura nell’attuale palazzo del Comune. Dal 1729 è la sede del Vescovado. La facciata, di carattere seicentesco, è affiancata dalla Torre dell’Orologio ed è composta da un portico a sette arcate, i cui due piani superiori sono ripartiti da lesene in corrispondenza dei pilastri sottostanti. Resta ancora qualche traccia sulla facciata laterale (con archi a sesto acuto) e su quella rivolta alla piazza della Cattedrale.
Ex ospedale di S. Maria del Buon Gesù
Lo stupendo complesso edilizio venne eretto a partire dal 1456 per riunire le varie strutture ospedaliere, allora presenti in città, in un unico edificio. Questo intervento venne sollecitato e promosso anche dal celebre beato Giacomo della Marca; in quell’anno l’osservante,infatti,era presente in città per una delle sue consuete predicazioni intineranti.La facciata originaria è caratterizzata da un portico a voltato a crociera, con cinque arcate a sesto acuto di diversa ampiezza, poggianti sui pilastri cruciformi. Sopra ogni arcata si apre una finestra bifora ad archetti trilobati poggianti su una colonnina, ed inscritti entro un arco a tutto sesto. Tra le bifore è poi visibile un edicola dipinta inizialmente con una Madonna col Bambino, poi ricostruita perché danneggiata da una bomba caduta nel 1945. Sotto il portico sono visibili una lunetta e due edicole affrescate. All’interno dell’oratorio è conservato lo stendardo raffigurante la Madonna del Buon Gesù dipinto intorno al 1460 dal Maestro di Staffolo. Lo stendardo è venerato dal 1496 come miracoloso, in occasione di una terribile carestia dal quale liberò Fabriano. L’edificio è stato completamente ristrutturato agli inizi degli anni’90 su progetto dell’architetto Bruno Rossi per accogliervi le opere della Pinacoteca.
Oratorio del Gonfalone
L’edificio è una modesta sala rettangolare che poggia sulla volta di un sotterraneo, senza l’ombra di pretesa architettonica; le mura esterne, semplici e rozze,non ebbero alcun abbellimento neanche quando nel1645 ne fu trasportato l’ingresso dal lato destro, dove si può osservare ancora la traccia, alla facciata anteriore. Una sua preziosità è il soffitto in legno a cassettoni, intagliato e decorato in oro zecchino condotto a termine nel1643 ad opera dello scultore francese Leonardo Scaglia;sulle pareti il ciclo di tele è dedicato alla vita della Vergine realizzate da Francesco Bastari. L’Annunciazione dell’altare fu eseguita a Roma dall’urbinate Viviani, su commissione dello scienziato e poeta fabrianese Francesco Stellati. L’opera del Gonfalone fu realizzata con le severe bancate corali in noce lavorate dagli operai locali i fratelli Ungherini che ne diedero l’asseto definitivo.
Portico dei Vasari
In piazza Garibaldi (Platea Mercati), antica sede delle attività industriali e di commercio,troviamo il Portico dei Vasari,unico esempio rimasto della fiancheggiata di portici, della metà dell’Ottocento, che caratterizzava la piazza. Il Portico, parte di un antico ospedale situato nella piazza del mercato, conserva sulla facciata emblemi in pietra dell’Arte dei Calzolai e un affresco di un allievo di Allegretto Nuzi, databile all’ultimo quarto del ‘300, raffigurante la Madonna con il Bambino, San Giovanni Battista e San Venanzio.
Edicola Mariana di Ottaviano Nelli
Appartiene alla ex Chiesa di Santa Maria in Piangato (XIII sec.) ed espone l’affresco raffigurante la Maestà, San Bartolomeo e San Filippo Benizi, prima attività di Ottaviano Nelli (XV sec.), attivo più avanti anche per l’Oratorio dei Beati Becchetti di Sant’Agostino in cui realizzò il cassone funerario con i quattro miracoli del beato Pietro Becchetti. All’ interno della Chiesa , trasformata in San Francesco di Paola e sconsacrata nel 1922, si trovava l’affresco raffigurante la Madonna con il Bambino, Sant’Antonio Abate, San Giacomo e il committente di Antonio da Fabriano, Bartolomeo Agostini (Pinacoteca).

LE CHIESE

Cattedrale di S. Venanzio (XII-XX sec.) 
Chiesa matrice di Fabriano, ampliata nella seconda metà del XIV secolo, fu ricostruita dall’architetto urbinate Muzio Oddi tra il 1607 e il 1617, A questa fase risale la pregevole decorazione interna con stucchi del ticinese Francesco Silva. Della fabbrica trecentesca invece, si conservano l’abside poligonale, il chiostro e la cappella di S. Lorenzo affrescata da Allegretto Nuzi (1360 ca.). Tra gli altri affreschi di scuola fabrianese e non solo, datati al XIV e al XV secolo, sono da segnalare Le storie della Croce, commissionate al folignate Giovanni di Corraduccio (1405). La Cattedrale è un importante “museo” di dipinti manieristi e barocchi. Tra le opere più ragguardevoli ricordiamo le tele di Gregorio Preti, Salvator Rosa, Giovan Francesco Guerrieri: il celebre pittore caravaggesco Orazio Gentileschi, è invece l’autore delle preziose Storie della Passione e della mirabile Crocifissione su tela (1620 ca.).
Chiesa di S. Benedetto
Fondata nel 1244 da S. Silvestro Guzzolini, ed ancora oggi dipendente dalla comunità del monastero di Monte Fano, nel corso dei secoli ha subito molte ristrutturazioni. L’interno della chiesa, che presenta un’unica navata, è sicuramente di grande impatto per la ricchezza decorativa, che fa di S. Benedetto uno dei più felici esempi di arte barocca della città. All’interno si conservano alcuni capolavori dell’arte manierista e barocca: tra tutti vanno citati Pasqualino Rossi, Orazio Gentileschi e Simone de Magistris. Proprio quest’ultimo realizza nel presbiterio un bel ciclo di nove affreschi su S. Silvestro Guzzolini, raffigurandone episodi della vita, dei miracoli e della morte. Ad Orazio Gentileschi, è invece attribuita la pala d’altare della prima cappella sinistra, raffigurante un S. Carlo Borromeo in preghiera. Si segnala inoltre la presenza di una bella cripta, intitolata al Beato Giovanni dal Bastone, discepolo di S. Silvestro, e costruita intorno al 1586. 
Complesso S. Domenico

Della struttura trecentesca rimangono alcuni elementi come l’abside, il lato su piazza Q. Sella e il campanile. Negli anni Quaranta del Settecento, il complesso viene massicciamente ristrutturato, e anche in seguito al terremoto del 1997, subisce un intervento di restauro. L’interno della chiesa, ad aula unica, è decorato da tre altari su ogni lato, tra i quali si segnalano il primo ed il terzo di sinistra sormontati da due tele del pittore fanese Giovanni Loreti risalenti alla seconda metà del Settecento. Assolutamente da non perdere la cappella di S. Orsola, affrescata intorno al 1369 da Allegretto Nuzi con episodi biblici che riconducono ai temi della morte e del martirio, e scene di vita dell’omonima santa di origine nordica. Nella sacrestia altro bellissimo ciclo pittorico, attribuibile a collaboratori di Allegretto, datato tra 1365 e 1373, tra cui si segnalano gli affreschi raffiguranti La donna di Babilonia, una Dormitio Virginis, ed Episodi della vita di S. Arsenio Eremita.
Monastero dei Ss. Biagio e Romualdo
Già esistente nel 1210, il monastero viene unito all’abbazia di Valdicastro nel 1427, imponendo ai monaci di S. Biagio di divenire camaldolesi. Nel 1481 vi viene traslato il corpo di S. Romualdo. Subisce diversi interventi strutturali: il chiostro di elegante stile rinascimentale con il pozzo settecentesco risale ai secoli XVI-XVII, mentre la chiesa viene ricostruita da Giuseppe Antonio Sorattini, entro il 1745. L’interno rappresenta forse il migliore esempio barocco della città e si presenta con tre navate e sei cappelle laterali, intervallate da statue di Camaldolesi. Il coro ligneo di grande pregio, opera dei fratelli Buti, è datato al 1642 e raffigura santi camaldolesi.All’interno si conservano opere di Giuseppe Malatesta, Giovanni Loreti, Pasqualino Rossi. Nella controfacciata si può ammirare il notevole organo realizzato nel 1791 dal veneziano Gaetano Callìdo, mentre nella cripta è conservato il sarcofago marmoreo con le reliquie di S. Romualdo, fondatore dell’ordine camaldolese.
Collegiata di S. Nicolò
Viene fondata tra xii e xiii secolo dall’abbazia di S. Croce di Sassoferrato. Subisce un profondo intervento di ristrutturazione nel 1630, al quale si deve il chiostro in laterizio, ed in generale, l’aspetto attuale. Entrando nella chiesa si incontra subito un atrio in cui si conserva una Crocifissione di Allegretto Nuzi, e di grande impatto risultano gli affreschi dell’abside realizzati da Giuseppe Malatesta. Tra le varie opere, tutte di buon livello, si segnalano nel braccio destro del transetto, la pala d’altare di Giacinto Brandi (1621-1691) con la Morte di S. Anna, ed una tela raffigurante la Vergine in gloria, realizzata da Filippo Bellini. Nel braccio sinistro del transetto è collocata la cappella di S. Nicolò con opere di Gregorio Preti (1613-1644). Nella terza cappella destra, si possono ammirare tre belle tele attribuibili una al Guercino (1591-1666), quella con S. Michele Arcangelo (1644), e le altre due, aventi per soggetto S. Francesco e S. Longino, alla sua bottega. 
Ex monastero di S. Agostino
Fondata nel 1216 con il titolo di S. Maria Nova, la chiesa viene ampliata intorno al 1256 e successivamente inglobata nel nuovo circuito murario: già in origine risulta annessa ad un preesistente monastero di agostiniani, ma soltanto nel 1457 è documentata la denominazione di chiesa di S. Agostino. Nei secoli a seguire subisce diversi interventi di restauro.
Della struttura originaria, si conservano esternamente l’abside ed il lato destro, sul quale si apre un elegante portale romanico-gotico. L’interno è caratterizzato da forme barocche e presenta un’unica navata con tre cappelle su ogni lato, mentre nella parte absidale si conservano due cappelle dell’assetto originario, che sono accessibili, una dal coro, e l’altra dalla sacrestia. L’autore degli interessanti cicli di affreschi che le decorano, dedicati a S. Maria Maddalena e a S. Agostino, è il cosiddetto Maestro di S. Emiliano, attivo nella prima metà del 1300, e profondamente influenzato dal linguaggio giottesco dei maestri riminesi.
Chiesa di S. Onofrio (della Scala Santa)
Fondata nel 1407 ed intitolata a S. Girolamo, diviene monastero di suore francescane, restaurato e ampliato nel 1478. L’aspetto attuale è quello della ricostruzione del 1727, su progetto di Giambattista della Castagna; danneggiata dal sisma del 1997, viene riaperta al culto dopo pochi anni, in seguito al restauro. Di forma ovale, presenta un tamburo con copertura a cupola: sul lato destro si trova la Scala Santa, che conserva alcuni frammenti di quella di Roma. Da segnalare il Crocifisso ligneo dell’altare maggiore, di scuola tedesca del xiv secolo e i due affreschi situati nei locali sotterranei, raffiguranti una Deposizione e Santi francescani, attribuiti al Maestro di Staffolo, attivo nella metà del xv secolo.
Chiesa del Sacro Cuore
Costruitasotto la direzione dell’architetto Francesco Nicoletti, subisce una prima ristrutturazione intorno al 1911, ed una seconda in seguito al terremoto del 1997. Si tratta di un’aula unica, ad impianto centrale, con due altari laterali, di cui quello di destra è sormontato da una tela di Giovanni Loreti, con S. Luigi Gonzaga in estasi.
Chiesa di S. Filippo
Costruita tra 1646 e 1649 dal pisano Michele Buti, viene riedificata in seguito al terremoto del 1741, dall’architetto Pietro Maria Loni. Costituita da un’aula unica con quattro cappelle laterali, al suo interno si segnalano le seguenti opere: una Vergine Addolorata nel secondo altare sinistro realizzata da Giovanni Loreti, la pala d’altare raffigurante S. Filippo Neri, di Sebastiano Conca (1680-1764), datato al 1742, ed i suggestivi affreschi della sacrestia, realizzati dal fabrianese Giuseppe Malatesta (1650-1719).
Chiesa di S. Caterina
L’edificio, viene fondato alla fine del xiv, parzialmente demolito e ampliato nel xv, e ristrutturato dopo i terremoti del 1741 e del 1873. Appartenuta agli Olivetani, di cui è visibile esternamente lo stemma, era annessa ad un monastero. All’interno sono presenti molte opere da segnalare tra cui il Martirio di S. Caterina di Giuseppe Malatesta, e due tele di Giuseppe Cades (1750-1799), raffiguranti una Vergine con Bambino e santi, e il fabrianese Beato Francesco Venimbeni.
Chiesa di S. Maria Maddalena
Agli inizi del Trecento, vi è documentato un piccolo ospedale fuori le mura; successivamente, a partire dal 1557, la chiesa viene utilizzata come sede della Pia Università dei Cartai, associazione storicamente legata al culto della Maddalena. L’edificio presenta un aspetto molto rimaneggiato anche a causa dei danni provocati da un sisma nel 1741. All’interno di grande interesse sono gli affreschi trecenteschi del Maestro di Campodonico, attivo nell’abbazia di S. Biagio in Caprile, così come la pala d’altare realizzata da Orazio Lomi detto il Gentileschi, raffigurante una Maddalena penitente e databile intorno al 1615.

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